Perché Non Riusciamo a Smettere di Controllare le Notizie Durante una Guerra? La Psicologia Svela il Mistero
Scrolliamo lo smartphone nella notte, incapaci di staccarci dalle ultime notizie sulla guerra in Medio Oriente. Anche se sappiamo che, con ogni probabilità, non è cambiato nulla, continuiamo a cercare, cliccare, aggiornare. È un comportamento sempre più diffuso, specie in tempi di crisi globali. E no, non è solo curiosità: c’entra la neurochimica, la paura e il bisogno di controllo.
Il Cervello Primitivo Davanti a una Breaking News
Per il nostro cervello, una notizia negativa non è poi così diversa da una minaccia reale. L’evoluzione ci ha programmati per reagire al pericolo: l’amigdala, il “detector di paura” del nostro cervello, si attiva in presenza di stimoli angoscianti, che siano un leone nella savana o un post sulle bombe a Gaza. È il cosiddetto negativity bias, ovvero la tendenza a dare maggior peso alle informazioni negative, perché storicamente ci servivano per sopravvivere.
Il punto è che oggi le notizie viaggiano a un ritmo frenetico, ma il nostro cervello è rimasto quello di migliaia di anni fa. Così, ogni allarme percepito ci tiene in uno stato di iper-attivazione da cui è difficile uscire.
L’Illusione del Controllo: Perché Continuiamo a Informarci senza Sosta
In tempi di guerra o crisi globali, il bisogno di sentirsi in controllo esplode. Il meccanismo si chiama illusione del controllo: sapere ci fa sentire più sicuri, anche se non possiamo fare nulla. Lo smartphone diventa il nostro talismano. Consultarlo continuamente, però, rischia di trasformarsi in un’arma a doppio taglio: più lo usi per proteggerti, più aumenta l’ansia.
Secondo lo psicologo Larry Rosen, questa è ipervigilanza digitale: uno stato in cui il cervello, bombardato da notifiche e aggiornamenti, resta in allerta continua. Ed è così che una sana voglia di essere informati diventa un ciclo di ansia cronica.
Doomscrolling: Quando l’Informazione si Trasforma in Dipendenza
Il termine doomscrolling è diventato popolare negli ultimi anni, e descrive perfettamente l’impulso a scorrere compulsivamente notizie tragiche. Anche quando sappiamo che ci faranno stare peggio, non riusciamo a smettere. Questo ha a che fare con la dopamina: ogni nuova informazione stimola il sistema della ricompensa. È lo stesso meccanismo su cui si basano le slot machine.
La professoressa Anna Lembke, psichiatra alla Stanford University, ha osservato come il consumo continuo di news negative possa attivare circuiti cerebrali simili a quelli delle dipendenze. Tanto che, quando proviamo a smettere, avvertiamo sintomi da astinenza: irrequietezza, irrazionalità, senso di vuoto.
Sei Dipendente dalle Notizie? Scoprilo Subito
Prova a rispondere a queste domande:
- Controlli le notizie non appena apri gli occhi?
- Ti svegli durante la notte per aggiornarti?
- Provi ansia se perdi la connessione a internet?
- Leggi notizie anche quando ti fanno stare male?
- Hai bisogno di confermare ogni informazione da più fonti?
- Hai trascurato momenti importanti della tua vita sociale o lavorativa per scrollare news?
Se hai risposto “sì” a più di quattro di queste domande, potresti essere intrappolato in un ciclo di news addiction. Ma non sei solo, e ci sono strategie per riappropriarti della tua attenzione.
Quando la Paura È Virale: Il Contagio Emotivo dei Social
Sui social media le emozioni viaggiano veloci, proprio come le notizie. Studi neuroscientifici hanno dimostrato che leggendo messaggi o post carichi di paura o rabbia, tendiamo a provare le stesse emozioni. È il contagio emotivo, amplificato dal nostro continuo stare online.
Il risultato? Una percezione distorta della realtà, dove tutto appare più pericoloso e imminente. Quelle emozioni non sono tutte nostre: molte le abbiamo assorbite come una spugna digitale.
Più Dettagli, Più Ansia: La Percezione Distorta del Rischio
Il cervello non valuta il rischio sulla base della probabilità, ma della vividezza dell’informazione. Lo ha spiegato bene Daniel Kahneman, premio Nobel ed esperto di psicologia cognitiva: quando una notizia è ricca di dettagli angoscianti, la consideriamo più minacciosa, a prescindere dalla sua reale vicinanza.
E così ci sentiamo colpiti direttamente anche da eventi geograficamente lontani, come se stessero accadendo nel nostro quartiere. È un cortocircuito emotivo che alimenta ansia e senso di impotenza.
Cinque Strategie per Staccare e Ritrovare Chiarezza
Fortunatamente, esistono tecniche efficaci per interrompere questo ciclo e tornare padroni del proprio spazio mentale. Eccone alcune:
- Stabilire tre momenti al giorno per aggiornarsi: massimo 15 minuti ciascuno, lontano dai pasti e dal riposo notturno.
- Praticare consapevolezza prima di consultare le news: qualche respiro profondo può ridurre l’impatto emotivo del contenuto.
- Scegliere una fonte autorevole: smetti di spostarti da un sito all’altro cercando la verità assoluta, e affida la tua informazione a chi fa informazione verificata.
- Compensare con un’azione concreta: quando senti l’urgenza di aggiornarti, fai qualcosa che ti faccia stare meglio: una passeggiata, un messaggio a un amico, dieci minuti di meditazione.
- Prenditi almeno una giornata a settimana senza notizie: ti sorprenderai di quanto meglio ti senti dopo una pausa completa.
Quando Informarsi Si Trasforma in Rimuginio
Esiste una soglia in cui il bisogno di essere informati diventa rimuginio catastrofico: pensieri insistenti e negativi che girano in tondo, cercando un controllo che non arriva. Questo stato mentale compromette la memoria, la concentrazione e la lucidità, lasciandoci svuotati emotivamente.
La neuroscienza ha mostrato come il continuo rimuginare mantenga il cervello in allerta senza tregua, disattivando la capacità di trovare soluzioni e aumentando il senso di paralisi emotiva.
Consumare Notizie, Non Essere Consumati
Informarsi è sano, responsabile, necessario. Ma lo è anche scegliere come e quando farlo. Il segreto? Essere consumatori critici dell’informazione, non vittime.
La psicologa Susan David parla di ottimismo informato: un atteggiamento che unisce consapevolezza dei fatti e fiducia nella possibilità di gestirli senza cadere nel panico. Restare lucidi non significa essere distaccati, ma presenti, radicati e in grado di agire, almeno nel proprio perimetro.
Parlare con Qualcuno è un’Ancora Potente
Condividere quello che provi non è un gesto di debolezza, ma di forza. Parlando con persone di fiducia, attivi le aree razionali del cervello, equilibrando le zone coinvolte nella risposta alla paura. È un vero e proprio reset emotivo.
In un mondo dominato dalle notifiche e dai breaking news, parlare diventa un atto rivoluzionario. Può riportarti al presente, spegnere l’eco della paura e ricordarti che, anche se la guerra non è nelle tue mani, la tua serenità sì.
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